Livelli di Intimità -prima parte-

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In questo periodo sto leggendo “Che tu sia per me il coltello” di David Grossman. Non l’ho ancora terminato quindi non sono qui per scrivere una recensione o un parere critico sul testo, ne tanto meno sono qui per citare alcune frasi ad effetto che ho letto. Mi verrebbe da dire che quello che mi sta spingendo a scrivere questo articolo è la riflessione che la lettura di questo romanzo ha fatto scattare in me, i pensieri che si sono sovrapposti nella mia testa ed hanno creato una sorta di idea primordiale. Insomma lo scopo ultimo della lettura. Comunque, andiamo con ordine…

Il romanzo in questione, per chi non lo conoscesse, è un romanzo epistolare e tratta di una corrispondenza tra un uomo ed una donna. Nulla di strano se ci si fermasse qui, ma la particolarità della loro relazione è il fatto che, entrambi, non sentono il bisogno di conoscere fisicamente l’altro/a (per lo meno all’inizio). Il loro rapporto è, appunto, solo epistolare e quindi si muove su livelli ideali, lontani da quelli che possono essere i canoni standard di una relazione a cui siamo abituati oggi giorno. In parole povere, e senza tediarvi troppo, la lettura di questo libro assomiglia molto alla lettura di un diario  dove i pensieri e le emozioni dei protagonisti sono trasportate su carta senza il minimo filtro.

coppia1Questa premessa mi è servita per arrivare al punto dell’articolo di oggi, ossia i livelli di intimità. Ora mi spiego. Andando avanti nella lettura del romanzo, l’elemento che salta subito agli occhi è la totale sincerità di pensiero che il protagonista mette nelle lettere indirizzate a Myriam, la protagonista femminile. Una sincerità così vera e profonda che, a volte, lo stesso Yair (il protagonista maschile) sembra soffrire di un certo imbarazzo nello scrivere il flusso di coscienza che lo attraversa. E’ stato in quel momento che mi sono chiesto quanto io sia onesto nelle mie relazioni e, soprattutto, quanto io sia onesto e sincero nella relazione di coppia. Questo pensiero è stato subito accompagnato da un’altra riflessione, uguale e contraria, ossia quella di chiedermi quanta sincerità, proveniente dall’esterno,  io possa sopportare. Si, perché se è vero che rifuggo alla condizione di sincerità totale è anche vero che, consciamente o inconsciamente, rifiuto anche quella condizione in cui l’onestà, intesa come sincerità cristallina, possa sopraffarmi. Sono comportamenti automatici, credo inconsci, che ognuno di noi mette in atto. Ci abituiamo a tenere per noi alcune verità o pensieri che riteniamo, forse a ragione o a torto, scomode o troppo personali o, ancora, troppo complicate per essere capite. Di conseguenza, se queste mie premesse sono corrette, nessun tipo di rapporto, neppure il più profondo, si può considerare sincero a livello assoluto (a meno che non ci si muova su binari diversi da quelli standard…come, appunto, nel romanzo di Grossman). Non fa eccezione nemmeno il rapporto di coppia, anzi…

segreti-426x218Da qui sono partito ad analizzare il percorso che una coppia affronta, sempre tra alti e bassi, e quegli step evolutivi che tutti noi attraversiamo, più o meno nello stesso modo. C’è il momento dell’incontro, dell’innamoramento, della scoperta dell’altra persona, della progettualità ecc ecc fino ad arrivare ad una papabile convivenza, o matrimonio, che può sfociare addirittura in una procreazione…amen. Mi sono chiesto quanti e quali siano i “livelli di intimità” che di solito mettiamo in gioco, quali sono le soglie oltre le quali non osiamo spingerci e come si formino determinate routine che alla lunga diventano la quotidianità della coppia. Allora, quasi per scherzo, ho ricordato l’andamento della mia ultima relazione (quella ancora in essere per intenderci) e ho stilato una sorta di lista dove ho identificato diversi gradi.

  • Il primo livello di intimità si raggiunge al momento dell’incontro, quando capiamo che l’altra persona ci piace e noi piacciamo a lei. Può durare qualche istante o qualche anno, dipende da come siete fatti. Comunque sia è quel momento dove, senza un valido motivo razionale, sentiamo vicina una persona a noi quasi completamente sconosciuta. Il che, se ci pensiamo bene, è assurdo e avventato ma è così che avvengono le prime confidenze, le prime coccole e le prime effusioni.
  • Il secondo livello è, senza dubbio, quello sessuale. Indipendentemente da come siete fatti o da come la pensiate al riguardo, arriva quel momento in cui la parte istintiva di noi ha il sopravvento è l’unica cosa che desideriamo fin nel profondo è mangiare l’altra persona. Non tutte le persone che conosciamo ci hanno visti nudi, e anche quelle che hanno avuto tale privilegio (o tale sfortuna) di sicuro non hanno mai visto il nostro viso contrarsi sotto il piacere dell’orgasmo. Eppure con quella persona abbiamo abbassato le nostre difese ed alzato il nostro livello di intimità, lasciandola entrare nel nostro piccolo mondo al quale l’accesso, per molti, è negato.
  • Il terzo livello lo chiamo il livello del bagno. Ho sempre pensato che il bagno, inteso come locale adibito alla pulizia del nostro corpo, debba essere un luogo quasi sacro, stile Biblioteca Vaticana. Se anche quell’ultimo baluardo cade, se diamo ad un’altra persona il permesso di poter varcare quel confine, allora ci spingiamo ad un livello di intimità ancora superiore rispetto all’atto sessuale. Ci può essere un incontro occasionale nel letto ma mai, e sottolineo il mai, nel bagno. Di solito avviene dopo qualche mese passato al livello due, oppure durante la prima vacanza passata insieme o durante un week end passato in qualche capitale europea. Il terzo livello, tra le altre cose, sancisce (in maniera del tutto silente) il fatto che la relazione è un relazione seria: da questo momento non si scherza più.
  • Il quarto livello di intimità è quello progettuale, quando si rinuncia ad una parte della nostra libertà per costruire qualcosa insieme ad un’altra persona. Anche se è prevalentemente qualcosa di pratico quello che mettiamo in atto (convivenza, matrimonio ecc ecc), è insito nella nostra azione esporci ad un altro livello di intimità, più profondo del precedente, che fino a questo momento avevamo, volutamente o non, tenuto nascosto. Sto parlando di tutti quei difetti e difettucci che vengono a galla solo quando un rapporto viene portato al suo massimo livello di marcatura (per usare un termine calcistico). Non a caso, è in questa fase che molti rapporti saltano: non tutti siamo pronti per questo tipo di intimità.

Molti rapporti, oserei direi i più fortunati, si fermano a questo livello che, di per sé, è un ottimo livello di intimità; ci sarebbero persone pronte a fare carte false pur di arrivare al quarto grado da me esposto. Eppure, mentre procedevo nella lettura del libro di Grossman, c’era una vocina dentro la mia testa che continua a ripetermi “non finisce qui, c’è dell’altro”, qualcosa che fugge ad una classificazione superficiale di intimità.

Ed in effetti, dopo un po’, ci sono arrivato…

5 pensieri su “Livelli di Intimità -prima parte-

    • Ciao Tiziana..
      Beh, è un’opinione personale, e come vale va presa ed interpretata, ma credo di si, che ci sia un altro livello di intimità. Sarà il tema del prossimo articolo sul blog e spero di riuscire a pubblicarlo entro la fine di questa settimana.
      Per quanto riguarda il libro devo ancora capire se mi piaccia o meno ma sicuramente l’autore merita di essere letto.

      A presto.

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  1. Ciao Gabriele. Dopo quello progettuale, si passa alla concretezza nel vivere ciò che si è stabilito. Credo questo ,e in realtà sì, è così. .Progettare è una cosa, metterlo in pratica è il “livello” più grande.
    Sinceramente non lo so perché dovrei leggere per giudicarlo.Tuttavia trapelando attraverso il tuo resoconto , intendo la sincerità dei pensieri,quasi difficili da dare , molto profondi e liberatori, di difficile esternazione.

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  2. Detto più semplicemente:
    si scrivono dicendo tutto quello che passa nella loro mente.
    Obiettivamente non facile, solo con chi hai un “elevato “grado d’intimità “intellettuale”direi.(solo fisicamente non basta, deve essere qualcosa di più grande).

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